LA VERA FONTE DEL BENESSERE

Il termine “benessere”, nell’immaginario collettivo, è sinonimo di un’esistenza economicamente agiata, all’insegna di un elevato tenore di vita che implica ogni cosa materiale si possa desiderare.
Eppure, talvolta, basta davvero poco per gustare l’autentico Benessere, la cui definizione ha ovviamente delle connotazioni soggettive.
Personalmente, durante le tiepide giornate di sole, adoro trascorrere qualche ora, in compagnia di mio figlio, al belvedere del nostro paese: mentre lui gioca serenamente, mi sporgo dal parapetto per scrutar il verde panorama sottostante che si estende a perdita d’occhio; poi, sollevando lo sguardo, mi inebrio a contemplar, in lontananza, la linea frastagliata dei monti stagliarsi contro il nitido firmamento turchese, sul cui crinale svettano dei frondosi alberi!
A volte mi diletto concedendomi una passeggiata solitaria in campagna: e là, camminando lungo tortuosi, impervi sentieri, tra arbusti e cespugli, respiro a pieni polmoni la fragranza del muschio selvatico e degli olezzanti fiori, immerso nel quieto stormir della rigogliosa natura, appagando i miei sensi uditivi, visivi e olfattivi!
Sovente, al calar della sera, amo sedermi dietro la scrivania del mio studio, laddove, sul magico sfondo delle armoniose note della musica classica, rimango assorto per intere ore nella stesura delle mie opere letterarie, dando libero sfogo alla fantasia e all’estro creativo!
Tali esperienze quotidiane, seppur in apparenza futili e insignificanti, mi rendono ebbro di ineffabile soddisfazione, infondendomi un senso di soave pace interiore!
Non ricerchiamo dunque il benessere nella ricchezza, nel prestigio o nel potere, così vani ed effimeri, ma nelle semplici cose che la vita ci offre ogni singolo giorno senza chiederci nulla in cambio. Sta solamente a noi saperle cogliere… e farne tesoro!!!

ONIRICHE VISIONI

L’uomo, pur di ammirar pregevoli opere d’arte, è disposto a intraprendere lunghi viaggi, a percorrere notevoli distanze a piedi, a sostenere costi elevati. Indubbiamente una proficua, indimenticabile esperienza, che contribuisce ad arricchire il proprio bagaglio culturale! Ma a volte basta semplicemente guardarsi intorno per accorgersi del meraviglioso spettacolo che la vita ci offre, alla portata di tutti. E’ sufficiente sedersi sulla sommità d’una collina in campagna, durante una nitida giornata di primavera, e lasciar vagare lo sguardo in lontananza, scrutando il lussureggiante scenario immerso nella quiete. E’ tale l’incanto destato dalle verdi praterie, ondeggiare al tenue spirar della brezza, mentre tra le rigogliose fronde degli alberi s’intravede, a sprazzi, lo smerigliato cielo turchese… che nemmeno il più grande pittore potrebbe dipingere! E’ tale lo splendore emanato dai fiori variegati, dal serico manto multicolore, così impeccabili nelle loro sublimi fattezze… che nemmeno il più celebre sarto saprebbe allestire! E’ tale l’estasi suscitata dal melodioso cinguettar dei volatili, dall’armonioso stormir della natura circostante, mentre il vento fa frusciar dolcemente i rami degli ombrosi alberi… che nemmeno il più geniale musicista riuscirebbe a comporre! E’ tale l’inebriamento donato dalle salubri fragranze naturali, dalle aulenti piante campestri, dalle olezzanti esalazioni di muschio selvatico… che nemmeno il più fantasioso profumiere saprebbe creare! E’ tale l’eccelsa perfezione di ogni forma, nel contemplar le catene frastagliate dei monti stagliarsi sullo sfondo del terso firmamento, nel mirar, seppur a stento, lo sferico astro solare brillar in alto… che nemmeno il più abile scultore saprebbe scolpire! Queste ineffabili visioni, dunque, sono l’emblema della maggior espressione artistica esistente sulla Terra; un autentico capolavoro davvero senza eguali, dall’inestimabile valore, ma del tutto gratuito nella sua intrinseca essenza! E forse è questa la ragione per cui un simile spettacolo, degno dei più famosi palcoscenici, sovente non viene neanche apprezzato… da coloro che si ostinano a ignorarlo!!!

LA MIA CAPSULA DEL TEMPO

Talvolta, delle semplici azioni compiute durante la nostra quotidianità, per taluni soggetti potrebbero magari apparir insignificanti, frivole, scevre di alcun valore; ma non per chi è avvezzo alla meditazione.
Recentemente, ritrovandomi a rovistar dentro un baule che giaceva solitario, in balia della polvere, in un remoto e sperduto angolo della mia casa, ho provato la netta sensazione di intraprendere un affascinante viaggio a ritroso negli anni. Sollevandone il gravoso coperchio, che ha emesso uno stridulo cigolio, mi si è schiusa un’epoca ormai sommersa dall’oblio, simile a uno spiraglio di intenso bagliore. Mentre le mie narici inalavano un acre lezzo di stantio, ho iniziato, con tremule mani, ad annaspar per estrarne accuratamente il prezioso contenuto: è stato oltremodo commovente ed emozionante riveder tornare alla luce vetusti ninnoli, graziosi cimeli, simpatici fronzoli, vecchie pagelle scolastiche, indumenti dismessi (ormai fuori moda), audiocassette musicali (ormai prive del relativo mangianastri), e una caterva di quaderni, le cui pagine ingiallite, consunte dal tempo custodiscono una miriade di appunti e riflessioni della mia memorabile fanciullezza. Quel baule, alla stregua d’un antico scrigno sepolto, vibrava d’una lieta esistenza vissuta, pulsava di soavi ricordi lontani, capaci di strapparmi sorrisi compiaciuti, mesti sospiri e qualche nostalgica lacrima!
Infine, dopo aver trattenuto gli oggetti cui ero interessato, seppur a malincuore e con un grosso nodo che mi attanagliava la gola, mi è toccato nuovamente riporre la parte restante di quell’ingente tesoro affettivo all’interno del “forziere”, richiudendone, dopo un ultimo sguardo desolato, il coperchio… esattamente come quando si è costretti a richiudere un avventuroso libro… che ci ha fatto sognare!!!

IL FANCIULLINO CHE E’ IN ME

Quante volte mi son sentito dire “sei come i bambini”!
Solitamente gli adulti, udendosi additar con un simile appellativo (che taluni ritengono poco lusinghiero), si adombrano, manifestando il proprio disappunto. Ma io, a onor del vero, sorrido compiaciuto innanzi a tale espressione. Già, “come i bambini”…! Queste parole, vibrando di una palese connotazione spregiativa, mi sono state rivolte in diverse circostanze. Ma per quale motivo?, si chiederà qualcuno.
Beh, forse perché, alla mia età, ho ancora il vezzo di commuovermi ed emozionarmi dinanzi alle fiabe. Forse perché trovo ineffabilmente dilettevole rimaner assorto per ore ad ascoltar le memorabili sigle dei cartoni animati d’un tempo. Forse perché sono incline a immedesimarmi negli eroici protagonisti plasmati durante la stesura dei miei romanzi, provando persino empatia per essi. Forse perché, vivendo di oniriche visioni, mi basta cogliere l’attimo fuggente, anche una fioca sfumatura quotidiana, per comporre idilliache poesie. Forse perché adoro tornar in quegli indimenticabili luoghi ove giocavo e correvo da fanciullo, o in cui trascorrevo i miei particolari momenti di riflessione. Forse perché la vista d’un albero spoglio e contorto, a ridosso di una modesta casetta diroccata, mi induce istintivamente a rallentar l’andatura, laddove altri passerebbero spediti. Forse perché riesco ancora a gioir, ad esultar innanzi a quelle piccole e semplici cose che lascerebbero i miei coetanei indifferenti, giudicandole, a torto o a ragione, “insignificanti”. Forse perché son aduso a meditar circa il senso della vita, ponendomi delle puerili domande che susciterebbero l’ilarità altrui. Forse perché ho ancora l’ardita ingenuità di credere nella vera amicizia, quella sincera, che non conosce ipocrisia, malizia o interessi personali. Forse perché son avvezzo a coltivar quei genuini valori, quei nobili ideali che apparirebbero addirittura patetici ad altri, destando in essi un ghigno di sordido cinismo.
Certo, probabilmente, devono essere queste le precipue ragioni per cui, sovente, mi è stata affibbiata questa definizione! Orbene, se essere “adulto” implica dover rimanere insensibile, gelido e apatico di fronte alle soavi, inebrianti sensazioni che la vita può offrire ogni giorno… allora mi sento fiero e orgoglioso d’essere paragonato a un “Bambino”!!!

LA MIA CONCEZIONE SULL’ELEGANZA

Durante ogni particolare circostanza della vita, si tende ovviamente ad apparir in maniera consona, più o meno adeguata all’occasione. Specie quando si assiste ad avvenimenti d’una certa importanza, si indossano i migliori capi d’abbigliamento, si sfoggiano i più vistosi ed esclusivi gioielli, talvolta facendo a gara nell’ostentarli, come se ci si volesse distinguere ad ogni costo dagli altri ed eclissar i presenti.
Tuttavia esiste un tipo di “Eleganza” meno appariscente, talvolta impercettibile, una sorta di “Eleganza” quasi invisibile all’occhio umano, a tal punto da passar del tutto inosservata. Ma essa è corredata di “Accessori” che si portano indosso ogni singolo giorno, in qualunque momento, in qualsivoglia contesto. Ed ecco che sorge spontanea e legittima la fatidica domanda: quali sono? Ebbene, si tratta di “Accessori” estremamente semplici, che non implicano nessun costo, ma che nell’epoca odierna, purtroppo, sono alla portata di pochi. Essi consistono nelle buone maniere, nell’atteggiamento garbato, nella gentilezza, nel giusto modo di porsi, nella discrezione, nella delicatezza, nel rispetto altrui, nella comprensione, nel tatto, nell’eloquio forbito, nel tono pacato e cortese di voce, nella facoltà di saper ascoltare senza interrompere, nella capacità di sorridere in pubblico anche quando si è irritati, nella galanteria degli uomini nei confronti delle donne (che non disdegnano affatto un ossequioso baciamano durante le occasioni formali), nella sobrietà, nella modestia, nel portamento aggraziato e nella personalità distinta.
Tali pregevoli, inestimabili virtù rappresentano gli “Accessori” che formano la vera, autentica “Eleganza”, una qualità sempre più rara in questo mondo (ormai così distante dai genuini valori d’un tempo), ma che non passerà mai di “moda”! Sì, perché l’importante non è “apparire”… ma essere!!!

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IL MIO DIARIO

C’è stato un periodo della mia vita in cui, da ragazzino, annotavo ogni avvenimento quotidiano su un diario, dove esprimevo, con dovizia di particolari, tutte le mie sensazioni vissute, che si intersecavano tra momenti lieti, angosciosi, idilliaci e malinconici. Rammento che ogni sera, assorto con carta e penna innanzi, come il piccolo “scrivano fiorentino”, stilavo un dettagliato bilancio della giornata che volgeva ormai al declino, incurante di chi, storcendo il naso, mi diceva “chi te lo fa fare?” Già, chi me lo faceva fare?, mi chiedevo talvolta, nella mera consapevolezza che mai nessuno avrebbe letto quelle mie pagine segrete, laddove erano accuratamente custoditi i reconditi sentimenti che albergavano negli oscuri anfratti del mio ego, frutto di piccole esperienze acquisite, di modeste avventure, di platoniche espressioni dedicate a qualche avvenente fanciulla, che non osavo corteggiar per via della mia dannata timidezza, la quale mi rendeva così maledettamente impacciato e vulnerabile! Eppure seguitavo imperterrito a far scorrere fluidamente la penna a sfera su quei candidi fogli, come soggiogato da un’arcana forza indomita, da un frenetico impulso irrazionale: quel diario rappresentava il mio amico più fedele, il mio mentore silenzioso e discreto, a cui potevo confidar qualsivoglia parola senza essere deriso o giudicato!
Sì, pur sapendo che solo uno stolto avrebbe vergato un memoriale destinato a rimaner intonso in balia della polvere, occultato nei profondi recessi d’un cassetto, niente e nessuno mi ha impedito di realizzarne la meticolosa stesura.
E oggi, dopo ormai parecchi anni intercorsi da tale epoca, sfogliando nostalgicamente quei vecchi quaderni, le cui pagine ingiallite recano ogni singola data, rivedo quel fragile e ingenuo ragazzo di allora. Il mio caro, prezioso diario ove, con pazienza certosina, ho versato inchiostro durante le quiete ore vespertine, goccia dopo goccia, mi travolge con un fiume di soavi ricordi, compiendo l’immane prodigio di rievocar particolari circostanze del passato, di percepir le medesime emozioni provate, di riportar in vita persone ormai scomparse… e di confermar che esso non è stato scritto invano!!!

ERRANTI MEDITAZIONI

Ogni giorno vissuto, seppur in un’apparente tediosa monotonia, ci regala minuscoli, preziosi frammenti in grado di emozionarci a tal punto da rimaner scolpiti in modo indelebile nei nostri ricordi; basta semplicemente saperli cogliere al momento propizio… per farne tesoro.
Ragion per cui non riuscirò mai a scrollarmi dalla mente un fugace ma toccante episodio, avvenuto una settimana addietro, che ha fatto vibrar le corde del mio cuore. Ebbene sì, è stato oltremodo commovente veder mio figlio, di appena sei anni, accingersi a salir le scale insieme al nonno, ultraottantenne, vacillante sulle tremule gambe malferme a causa degli acciacchi senili. E il piccino, con la sua gracile manina che tentava invano di stringere la nodosa, coriacea mano dell’anziano patriarca, ripeteva in tono rassicurante: “Appoggiati a me, nonno, ti tengo io. Stai tranquillo che non ti lascio cadere”!
Una tenera scena che mi ha inevitabilmente strappato un compiaciuto sorriso, mentre i miei occhi si inumidivano in balia di uno struggente, ineffabile sentimento. Quello stesso fanciullino, che agli albori della propria vita si lasciava cullare con cieca fiducia tra le vigorose braccia del nonno, il quale lo ha amorevolmente guidato nei suoi primi passi… adesso, consapevole delle sue precarie condizioni fisiche, voleva offrirgli affettuosamente il proprio “supporto”!
Ed ecco, dunque, l’incommensurabile Forza interiore dei bambini, che con la loro indole sincera, fatta di candida, spontanea bontà, saranno sempre un fulgido esempio da emulare per tutti noi… e un esemplare monito anche per l’uomo più saggio!!!

ECHI DEL PASSATO

Fin dalla mia lontana infanzia, c’è un mesto ricordo che talvolta mi affiora repentino nella mente, come una fosca nube, e con tale irruenza da turbarmi e incupirmi ancor oggi, ormai a distanza di parecchi anni.
Mi sovvengo di aver udito narrare dai miei nonni paterni la commovente storia di un ragazzino che, in occasione del suo compleanno, aveva espresso il fervido desiderio di ricevere in dono un orologio. Quindi il padre, malgrado le ristrettezze economiche in cui versava la famiglia, decise comunque di assecondarlo, attingendo un’esigua parte di denaro dal salvadanaio del figliuolo, e racimolando personalmente la somma restante.
E proprio il giorno in cui il fanciullo compiva gli anni, il genitore lo condusse con sé presso una fornita orologeria, dove avrebbe potuto scegliere il tanto agognato oggetto (un accessorio banale per i ragazzi odierni). Ma mentre erano intenti ad ammirar insieme gli innumerevoli esemplari esposti in vetrina, passandoli in rassegna con lo sguardo, all’interno del negozio irruppero improvvisamente due loschi individui che, pistole alla mano, intimarono al titolare di consegnar loro l’incasso e gli orologi più costosi. Poi, non ancora soddisfatti, puntarono le armi contro il padre del ragazzo per sottrargli i pochi soldi che aveva in tasca. Fu a questo punto che il figlio, sgomento e disperato, si interpose immediatamente tra i criminali e il genitore, nell’amorevole tentativo di fargli da scudo col proprio esile corpo, ma in quel preciso istante si udì echeggiare nell’aria uno sparo assordante… e il fanciullo si accasciò al suolo esanime!
Ed ecco la storia del piccolo, valoroso Eroe che, il giorno del suo compleanno, scelse di fare lui il Dono più grande a colui che lo aveva messo al mondo, sacrificando la sua giovane e precoce vita!
Ebbene, sovente, da talune persone, vengo tacciato di scrivere argomentazioni tristi, che destano inquietudine e malinconia. Sì, lo ammetto, e chiedo venia. Ma, essendo avvezzo a dar libera voce al mio cuore, come durante la composizione dei versi poetici, non posso esimermi dal rammentar che la vita, nella sua sfolgorante e rara bellezza… a volte sa apparir davvero spietata e crudele!!!